— ANPI Colle Val d'Elsa

Kobane

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Su Montemaggio, lo scorso giugno, qualcuno ricordò che essere cittadini vuol dire essere “responsabili in solido”. Si sta da una parte o dall’altra: le terze vie non esistono, l’indifferenza vuol dire schierarsi per lo stato di cose, ed essere complici del suo perpetuarsi.

A Kobane, in queste ore, la popolazione curda, le donne e gli uomini armati delle milizie popolari stanno resistendo, strada per strada, all’attacco genocida delle truppe dello Stato Islamico. Sono soli, stretti nella morsa del fondamentalismo, da un lato, e di un altrettanto criminale teatrino politico che si gioca sullo scacchiere internazionale: gli USA intervengono blandamente, la Turchia di Erdogan, che ufficialmente condanna l’ISIS, non vede l’ora che Kobane – avamposto di popoli liberi e autonomi: una vera minaccia per lo statu quo – venga devastata e intanto ammazza i curdi che, ad Ankara, chiedono aiuto per i loro fratelli. Salvo qualche rara eccezione, la politica europea appare una volta di più composta da una coorte di nani, incapaci di capire, interpretare, muoversi, senza il permesso del padrone; la politica italiana, se possibile, fa una figura anche peggiore, quasi nessuno escluso.

Ma la “responsabilità in solido” tocca anche noi: militanti, attivisti, cittadini. E’ nostro dovere sostenere, con ogni mezzo possibile, le donne e gli uomini che combattono per la libertà a Kobane e altrove. Primo fra tutti: informarsi, informare; diradare la cortina fumogena che è calata sul conflitto e andare oltre la versione preconfezionata.

Dimenticare Kobane significa, in qualche modo, essere complici del massacro.

Link utili:

Rete Kurdistan Italia http://www.retekurdistan.it/

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