— ANPI Colle Val d'Elsa

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Oggi, 28 marzo 2018, ricorre il settantaquattresimo anniversario dell’Eccidio di Montemaggio. Alle ore 11.00, verrà deposta la corona alla Cappella Partigiani del Cimitero Colle Val d’Elsa alla presenza dei gonfaloni e dei rappresentanti istituzionali degli Enti. Ricorderemo Angiolo Bartalini, Piero Bartalini, Emilio Berrettini, Enzo Busini, Giovanni Cappelletti, Virgilio Ciuffi, Franco Corsinovi, Dino Furiesi, Giovanni Galli, Aladino Giannini, Ezio Grassini, Elio Lapini, Livio Levanti, Livio Livini, Folco Martinucci,  Emilio Nencini, Orvino Orlandini, Luigi Vannetti, Onelio Volpini, e rivolgeremo un pensiero a Walter Bianchi e  Vittorio Meoni.

Sul sito de Il lavoro culturale è stato pubblicato poche ore fa un importante articolo contenente l’analisi di un caso relativo alla voce di Wikipedia dedicata all’eccidio stesso. Lo trovate a questo link, vi invitiamo a leggerlo

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Su Montemaggio, lo scorso giugno, qualcuno ricordò che essere cittadini vuol dire essere “responsabili in solido”. Si sta da una parte o dall’altra: le terze vie non esistono, l’indifferenza vuol dire schierarsi per lo stato di cose, ed essere complici del suo perpetuarsi.

A Kobane, in queste ore, la popolazione curda, le donne e gli uomini armati delle milizie popolari stanno resistendo, strada per strada, all’attacco genocida delle truppe dello Stato Islamico. Sono soli, stretti nella morsa del fondamentalismo, da un lato, e di un altrettanto criminale teatrino politico che si gioca sullo scacchiere internazionale: gli USA intervengono blandamente, la Turchia di Erdogan, che ufficialmente condanna l’ISIS, non vede l’ora che Kobane – avamposto di popoli liberi e autonomi: una vera minaccia per lo statu quo – venga devastata e intanto ammazza i curdi che, ad Ankara, chiedono aiuto per i loro fratelli. Salvo qualche rara eccezione, la politica europea appare una volta di più composta da una coorte di nani, incapaci di capire, interpretare, muoversi, senza il permesso del padrone; la politica italiana, se possibile, fa una figura anche peggiore, quasi nessuno escluso.

Ma la “responsabilità in solido” tocca anche noi: militanti, attivisti, cittadini. E’ nostro dovere sostenere, con ogni mezzo possibile, le donne e gli uomini che combattono per la libertà a Kobane e altrove. Primo fra tutti: informarsi, informare; diradare la cortina fumogena che è calata sul conflitto e andare oltre la versione preconfezionata.

Dimenticare Kobane significa, in qualche modo, essere complici del massacro.

Link utili:

Rete Kurdistan Italia http://www.retekurdistan.it/

YPG Media Center (twitter) https://twitter.com/DefenseUnits

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