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Il Coordinamento delle Sezioni ANPI della Valdelsa apprende con preoccupazione le recenti notizie di cronaca riguardanti l’operazione coordinata dalla DDA di Firenze sull’estremismo di destra nelle province di Siena e Firenze e segue con attenzione l’evolversi della vicenda. È innegabile affermare che, se fossero confermati i primi rilievi investigativi, saremmo di fronte a una situazione che definire gravissima sarebbe un eufemismo. Allo stesso tempo, sono varie le riflessioni che sorgono leggendo i vari resoconti resi noti agli organi di stampa. Per esempio, ci chiediamo come sia possibile che vengano definiti “insospettabili” individui che non nascondono affatto le proprie idee quantomeno nostalgiche nei confronti del regime nazifascista e che il tutto venga ridotto alla passione del collezionismo, alla goliardia (come spesso si sente dire), a una non meglio definita “stranezza” o persino al grottesco e che queste persone possano detenere armi regolarmente registrate. È grave, inoltre, che tra i capi d’accusa il reato di apologia del fascismo non venga mai menzionato. Infine, troviamo curioso il dispiegamento di forze e la visibilità concessa a questa operazione ma non ricordiamo che vergognose parate, comizi o semplici banchetti informativi per le vie delle nostre città, davanti a supermercati o nei parchi pubblici (autorizzati con preoccupante leggerezza dagli organi competenti quando sono chiare le motivazioni dietro a partiti o “associazioni culturali” che non hanno mai nascosto idee legate all’ideologia fascista, al suprematismo e al razzismo) abbiano ricevuto la dovuta attenzione dalle Istituzioni. Tutto ciò non può e non deve rientrare nella normalità, come purtroppo vorrebbe fare una comunicazione politica che oramai da tempo è caratterizzata da un tracollo valoriale e morale. Ci auguriamo quindi che tutti i singoli cittadini di buona volontà, le forze politiche e le Istituzioni comprendano la gravità del momento e che sia possibile reagire a questo cancro della nostra società con forza e fermezza. Mai quanto in questo momento storico è necessario creare una unitaria risposta antifascista ed essere non solo vigili e a guardia dei nostri ideali (sappiamo bene chi sono i nostri nemici) ma una forza propositiva e sostenere con decisione, pertanto, i valori della nostra Resistenza e della nostra Costituzione.

Coordinamento delle Sezioni ANPI della Valdelsa

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no-nazis-swastika1ANPI di Colle di Val d’Elsa invita tutti i propri iscritti a partecipare al presidio antifascista che si terrà a Siena domani, sabato 9 febbraio a partire dalle ore 16.30, presso le Logge del Papa. Nel capoluogo della nostra provincia i fascisti marciano  liberamente per le vie del centro e tale manifestazione si svolge persino con il Patrocinio del Comune di Siena.
Questa ennesima provocazione deve trovare una risposta ferma da parte di ogni sincero antifascista.

Di seguito il comunicato dell’ANPI Provinciale di Siena

L’ANPI condanna ogni tentativo di strumentalizzare la Giornata del Ricordo con l’unico e inutile scopo di riproporre e riabilitare il regime fascista, sconfitto dagli italiani e dagli eserciti alleati con la Resistenza e la guerra di liberazione nazionale concluse il 25 aprile 1945.

Oggi, mentre la situazione economica, sociale, politica e istituzionale desta sempre maggiori preoccupazioni, aprendo la strada alla sfiducia dei cittadini e all’incertezza sul futuro anche democratico per il nostro Paese, l’ANPI, che continua a rappresentare con grande impegno e coerenza i Partigiani e la Resistenza nella loro complessità, chiama tutte le forze democratiche a un impegno accresciuto in difesa degli ideali di libertà, uguaglianza, giustizia sociale, antifascismo e pace sanciti nella Costituzione, ai quali tutte le pubbliche istituzioni hanno il dovere di richiamarsi nel loro operare concreto.

In contraddizione con questo obbligo, sembra invece volersi comportare la Giunta Comunale di Siena che, anche in contrasto con il Regolamento che fa divieto di concedere spazi pubblici a chi non si impegna a garantire il rispetto della Costituzione della Repubblica, ha concesso non solo spazi, ma anche il Patrocinio a una manifestazione organizzata da associazioni i cui componenti si autodefiniscono “fascisti del terzo millennio”.

Come già accadde nella Resistenza, l’ANPI chiama all’unità e alla vigilanza partiti politici, associazioni e cittadini democratici, perché superino in nome dell’antifascismo e della democrazia ogni dannosa divisione, al fine dei sconfiggere sul nascere ogni tendenza ed ogni volontà di riabilitare le idee antidemocratiche e antilibertarie del fascismo da qualsiasi parte vengano riproposte.

Invitiamo a partecipare al presidio antifascista che si terrà alle Logge del Papa dalle 16,30, e alle Stanze della Memoria, dove l’Istituto Storico della Resistenza ha organizzato un incontro di approfondimento sul tema delle foibe alle 17,45.
La Resistenza si fa con la conoscenza.

Siena li 8-2-2019

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Vi aspettiamo venerdì 14 dicembre, alle 21.30, alla Biblioteca Comunale “M. Braccagni” di Colle Val d’Elsa, per la presentazione del libro Europa identitaria (ed. manifestolibri) .

Ne parleremo con l’autore Andrea Palladino; coordinerà Dario Radi, ANPI Colle di Val d’Elsa.

 https://it-it.facebook.com/events/2298036220271774/

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Partendo dalla storia della nave C Star, affittata per bloccare i salvataggi in mare dei migranti organizzati dalle ONG, il libro indaga lo sviluppo in Europa di una rete neonazista e neofascista che sta crescendo da almeno dieci anni. Case editrici, think tank, organizzazioni capillari, società di comunicazione, centri di studio: il network identitario europeo è una struttura potente, in grado di alimentare di contenuti e strategie gruppi organizzati, canali sociali e perfino politiche istituzionali.

https://www.facebook.com/europaidentitaria.book  

Andrea Palladino, giornalista e documentarista, ha vissuto a lungo in America Latina, occupandosi di diritti umani, comunicazione e cultura popolare. Ha realizzato inchieste sulle ecomafie e sulla criminalità organizzata per diverse testate italiane (“il Fatto quotidiano”, “l’Espresso”, “il manifesto”, “Famiglia cristiana”, “l’Unità”) ed europee (“Le Monde” e Stern.de).
È autore di libri d’inchiesta: Evelina e Marcellino (con altri autori, Sensibili alle foglie 1995), racconto sulla vita dei bambini di strada brasiliani ; Bandiera nera. Le navi dei veleni (manifestolibri 2010); Die Müllmafia: Das kriminelle Netzwerk in Europa (con S. Mattioli, Herbig 2011), inchiesta sull’intreccio tra le mafie italiane e le organizzazioni criminali europee per la gestione delle scorie industriali e Trafficanti. Sulle piste di veleni, armi, rifiuti (Laterza, 2012).
Ha vinto il primo premio per il giornalismo d’inchiesta “Gruppo dello zuccherificio”, edizione 2013, insieme a Luciano Scalettari, per l’inchiesta “L’ultimo viaggio di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin in Somalia e quell’ombra di Gladio”, pubblicata su “Il Fatto quotidiano”.

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Oggi, 28 marzo 2018, ricorre il settantaquattresimo anniversario dell’Eccidio di Montemaggio. Alle ore 11.00, verrà deposta la corona alla Cappella Partigiani del Cimitero Colle Val d’Elsa alla presenza dei gonfaloni e dei rappresentanti istituzionali degli Enti. Ricorderemo Angiolo Bartalini, Piero Bartalini, Emilio Berrettini, Enzo Busini, Giovanni Cappelletti, Virgilio Ciuffi, Franco Corsinovi, Dino Furiesi, Giovanni Galli, Aladino Giannini, Ezio Grassini, Elio Lapini, Livio Levanti, Livio Livini, Folco Martinucci,  Emilio Nencini, Orvino Orlandini, Luigi Vannetti, Onelio Volpini, e rivolgeremo un pensiero a Walter Bianchi e  Vittorio Meoni.

Sul sito de Il lavoro culturale è stato pubblicato poche ore fa un importante articolo contenente l’analisi di un caso relativo alla voce di Wikipedia dedicata all’eccidio stesso. Lo trovate a questo link, vi invitiamo a leggerlo

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ANPI Colle Val d’Elsa esprime la sua assoluta contrarietà alla sospensione, comunicata dall’ANPI nazionale, della manifestazione antifascista prevista a Macerata per il 10 febbraio.  Per questo condividiamo, e invitiamo a condividere, il comunicato dell’ANPI Provinciale di Siena.

“Anpi Siena ha sempre convintamente perseguito una prassi di cooperazione con le Istituzioni dello Stato con l’obiettivo di difendere la legalità costituzionale che non prevede la ricostituzione del partito fascista, sotto qualsiasi forma.

Nella presente e convulsa fase pre-elettorale, tale linea è fortemente scossa dalla facilità con cui le liste dichiaratamente neo-fasciste sono state ammesse su tutto il territorio nazionale alla competizione elettorale dagli organi giurisdizionali chiamati ad applicare la legge, pur in presenza di numerosi segnali di recrudescenza del neofascismo nelle sue forme consuete della violenza, dell’odio e della tracotanza. Quello che è accaduto a Macerata – in cui un tragico fatto di cronaca viene evocato a pretesto per una reazione razzista di chiara marca neofascista – aggiunge ulteriori motivi di preoccupazione: la decisione di Anpi, che ha fatto seguito a quella di altri soggetti istituzionali dell’antifascismo nazionale, quali Arci, CGIL e Libera, di aderire all’invito a sospendere la preannunciata marcia antifascista, ci trova contrari.

A nessuno sfugge quanto il clima di conflitto vissuto localmente possa aver influito in una decisione prudente; ma occorre ribadire che non si possono vietare contemporaneamente manifestazioni neo-fasciste e manifestazioni antifasciste: nessun parallelismo può e deve essere tollerato tra il richiamo ai valori della Resistenza e della Costituzione, che stanno alla base della dignità nazionale e ciò che, nell’ottantesima ricorrenza delle leggi razziali, torna a infangare il processo di riscatto democratico del nostro paese.

La decisione di organizzare altrove ed in altra data, la manifestazione antifascista, assunta dalle organizzazioni nazionali, adesso, lascia nelle mani delle autorità dello Stato il potere di impedire, con ogni mezzo, la realizzazione di manifestazioni illegali da parte dei gruppi neofascisti e neonazisti; affida a quelle stesse sedi istituzionali anche l’obbligo di tutelare, invece, l’innegabile e non conculcabile diritto a manifestare di chiunque contro lo scempio dei conati neofascisti.
Ogni atto, ogni decisione di pubblica sicurezza e dell’autorità prefettizia, che potrà consistere o essere letta come equiparazione di valori contrapposti, dovrà essere posta in carico alle autorità locali e insieme al Ministro degli Interni ed al Governo della Repubblica; ogni concessione alla tracotanza dei neofascisti sarà un oggettivo contributo al deterioramento della fiducia nella volontà istituzionale di perseguire le finalità costituzionali di libertà, eguaglianza, democrazia.

La credibilità delle istituzioni non è un bene illimitato: Anpi Siena chiede che se ne tenga conto, auspica che la presenza dello Stato a difesa dei valori della democrazia – che non contemplano il diritto di fascisti e dei razzisti a sfilare – non si concretizzi come altre volte con manganellate inferte indiscriminatamente.
La violenza simbolica del tricolore usato come “copertura” dal fascio-leghista di macerata, e lasciata sulle sue spalle, deve far orrore a chi ha giurato di servire quello stesso Stato che la assume come bandiera, e deve motivare una reazione che non sia l’ingiustificata e infondata “terzietà” dello Stato tra fascismo e antifascismo.

Lo Stato Costituzionale è antifascista o non è legittimo.”

Potete trovare il post a questo link

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Vogliamo aprire il 2018 con un’ottima notizia. La mozione presentata dall’ANPI sul divieto di concessione degli spazi pubblici ai movimenti neofascisti è stata approvata all’unanimità dal Consiglio Comunale di Colle Val d’Elsa che si è tenuto lo scorso 21 dicembre, con un emendamento “rafforzativo” in cui ci si impegna a procedere rapidamente alla modifica del regolamento comunale. Siamo contenti di essere arrivati a questo risultato e, una vota di più, ci preme ringraziare chi ha deciso di sostenere la nostra iniziativa.

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di Christian Raimo, pubblicato sul sito di “Internazionale” il 29.11.2014

Insegno in un liceo a Roma, e alle volte, quando sono a scuola, nelle prime ore che magari passo in una classe nuova all’inizio dell’anno, svolgo una lezione come una specie di a parte: per presentarmi un minimo parlo del mio metodo d’insegnamento, e tra le altre cose banali che dico, ce n’è però una che purtroppo è e soprattutto risulta meno ovvia. Dichiaro di essere un professore antifascista.

Lo sono convintamente, sottolineo, per scelta personale, ma anche se non lo fossi di mia sponte, lo dovrei essere, facendo un mestiere come il mio, l’insegnante e per di più di filosofia, storia e educazione civica, per cui la mia è proprio una fedeltà al patto costituzionale, che è ciò che fa sì che la nostra comunità si possa dire tale, che mi obbliga per certi versi a essere antifascista, anche se non ne fossi profondamente convinto, come poi invece sono.

Spiego poi subito anche, a scanso di equivoci facili, che essere antifascisti non vuol dire essere contro un determinato periodo storico – quest’affermazione, dico, chiaramente non avrebbe senso: sarebbe come dire “Sono contro la guerra dei trent’anni”, “Sono contro l’idealismo tedesco”.

Cosa vuol dire allora, mi possono chiedere i miei studenti, essere oggi nel 2014 un antifascista? Molte cose, alcune assai complesse, ma alcune semplici anche per chi non ne sa nulla di storia: il rispetto degli altri come persone di qualunque etnia o cultura, la tutela delle libertà fondamentali, la condanna della violenza fisica contro i deboli, il contrasto con tutto ciò che incoraggi le pratiche opposte – oppressione, illiberalismo, sopraffazione, antidemocrazia, razzismo…

Antifascismo è una parola importante, provo a ragionare, perché non è un valore astratto, ma è calata in una realtà storica, e noi facciamo parte di questa realtà; non si tratta, ci tengo a precisare, di una generica bontà, di gentilezza, e nemmeno di tolleranza, ma è un termine che ha un senso per il presente, un concetto pieno, rotondo, che esiste da più di un secolo e che indica una certa idea di mondo, in antitesi a tutte quelle idee che invece ritengono che questi, della tutela della libertà, della difesa delle minoranze, o del senso di giustizia contro gli oppressori, non siano dei valori condivisi. Se c’è il fascismo – e c’è il fascismo – combattere contro questo vuol dire essere antifascisti, nonostante non ci sia più un duce che si affacci sui balconi o mandi al confino i dissidenti.

Queste semplici note mi sono venute in mente ieri, ancora prima di vedere le immagini infami di quelli di Casapound che manifestavano davanti a delle scuole a Roma contro gli studenti rom. Ossia che manifestavano contro dei ragazzini. Mi sono venute in mente, leggendo la bacheca su Facebook di un mio ex studente, un tipo ormai laureato, che ogni tanto condivide notizie su quelli che chiama zingari.

L’altro giorno scriveva una roba del tipo: “Continuate ad aiutarli ai semafori, pensando che sia gente povera, bisognosa, che non può permettersi nemmeno un panino. Queste persone vanno emarginate socialmente ma soprattutto dovremmo trattarli tutti e ribadisco tutti, come fossero il capolinea dell’umanità. Queste sono le uniche soluzioni per debellare questo cancro nella nostra società, trattarli per quello che sono. Feccia”. Sotto, ve lo immaginate, tanti like e condivisioni.

Potevo lasciar perdere, come forse colpevolmente faccio tante altre volte, e invece mi sono messo a discutere con ognuno dei commentatori, i genitori di questo mio ex studente per esempio, o un’altra donna, un’insegnante che buttava lì giudizi del tipo “Bisognerebbe bruciarli, se non si dovessero spendere i soldi per la benzina”.

Faticosamente, ho replicato a uno per uno, provando a inchiodarli alle loro stesse parole: allora mi scusi se io le dessi una tanica di benzina gratis e le fornissi la possibilità di bruciare i container con le famiglie dei rom dentro, lei appiccherebbe il fuoco? A un certo punto mi sono sentito un povero alieno, uno che brontola mentre tutti si sentono di stare nel pieno una festa – la sensazione di un pogrom, seppure solo immaginato, dev’essere questa – che finalmente si riconoscono in un’idea seppure folle di comunità: gli odiatori di rom.

Tutto questo purtroppo non è un epifenomeno. La manifestazione di Casapound ieri, l’ostentazione con cui i neofascisti si stanno conquistando alla luce del sole uno spazio politico è un fatto pericoloso, come è un’evidenza terribile e fetida che stiano lucrando questo consenso sulla pelle dei rom e dei sinti.

Le ragioni di questa degenerazione hanno a che fare certo con la crisi economica, con la parallela crisi della politica come l’abbiamo immaginata nel novecento (i partiti, i sindacati, i tanto ormai odiati corpi intermedi…), ma sono anche lo specchio di una débâcle culturale più verticale, che è quella che ha pensato che l’antifascismo fosse una reliquia del secolo scorso.

Una decina di anni fa uscì per Einaudi un librettino di Sergio Luzzatto che s’intitolava La crisi dell’antifascismo. Si poteva per superficialità scambiarlo per il pamphlet di uno storico che focalizza un cambio di paradigma negli studi di settore. Non era quello. La crisi dell’antifascismo, mostrava bene Luzzatto, è cominciata innanzitutto nella mancata trasmissione tra generazioni. Le cosiddette agenzie educative, la scuola, la famiglia, e mettiamoci i media, o addirittura le parrocchie, sempre più raramente oggi lo inseriscono tra i loro valori preliminari, la condizione stessa di un possibile discorso pubblico. E se sempre più difficilmente pensano che sia indispensabile come collante comunitario, figuriamoci come orizzonte politico.

Per questo, nello sconforto di ieri, pensavo che mentre i cortei contro i rom continueranno e si moltiplicheranno, non sarebbe male riabilitare uno strumento politico semplice, ma sempre efficace, come quello dell’antifascismo, rivendicandolo, riconoscendo la sua forza, in opposizione a tutte le bruttissime comunità del risentimento che vedremo formarsi nel nostro futuro davvero troppo prossimo.

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